Una giornata di Ivan Denissovic by Aleksandr Solgenitsin

autore:Aleksandr Solgenitsin
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Garzanti
pubblicato: 1970-03-08T23:00:00+00:00

6

Bisognava superare i «meccanici» anche perché, al posto di guardia, per loro la tastata dura un pezzo. Da quando, nei campi, hanno cominciato a pugnalare i «canarini», i capoccia sospettano che i coltelli vengano fabbricati all’officina meccanica e passino, nel campo, da lì. Per questo, prima di farli entrare, i «meccanici» vengono perquisiti a fondo. Alla fine d’autunno, quando la terra è già fredda, gli gridavano:

«Meccanici, avanti con le scarpe in mano!»

E, così scalzi, li passavano alla tastata.

Anche adesso, che faccia freddo o no, ogni tanto mettono il dito su qualcuno.

«Forza, tu togliti lo stivale destro! E tu il sinistro!»

Il prigioniero si toglie lo stivale e aspetta, ballonzolando su un piede solo, finché gli rovescino l’altro stivale, e scuotano la pezza da piedi, per assicurarsi che non c’è dentro nessun coltello.

Ma Sciuchov ha sentito — chi sa se è vero — che in estate i meccanici hanno portato nel campo due pali per la palla a volo ed è lì che c’erano i coltelli. Dieci lunghi coltelli per palo. Ogni tanto proprio questi coltelli vengono trovati, qua e là per il campo.

Sempre trottando così, oltrepassarono l’edificio del nuovo circolo, il blocco di case, la segheria e uscirono sulla curva che porta al posto di guardia. «Dài, dài!» grida l’intera colonna.

Era proprio questo bivio che si aspettava. I «meccanici» sono rimasti indietro di un centocinquanta metri, sulla destra.

Be’, ormai si può andare avanti anche più adagio. Nella colonna tutti sono arcicontenti. C’è chi sta peggio di noi.

Ed ecco il campo. Come l’hanno lasciato la mattina, così è adesso: notte, luci nella zona, al disopra dello steccato, e per i lampioni accesi davanti al posto di guardia sembra che l’intero spiazzo per la tastata sia inondato di sole.

Ma già prima di arrivare al posto di guardia:

«Alt!» grida l’aiutante del caposcorta. E, consegnato il suo mitra a un soldato, s’avvicina di corsa alla colonna (ha l’ordine di non avvicinarsi troppo col mitra in mano). «Quelli di destra che hanno legna, buttatela a destra!»

Era proprio da quella parte che la portavano senza nasconderla, e lui li ha visti tutti. Ecco una fascinetta che vola, poi un’altra e una terza. Alcuni cercano di nascondere un po’ di legna passandola all’interno, ma i vicini protestano:

«Per colpa tua la porteranno via a tutti! Gettala senza far storie!»

Qual è il peggior nemico del prigioniero? Un altro prigioniero. Se fra loro non si sbranassero come cani, infatti sarebbe tutta un’altra solfa!…

«Ma-arsc!» grida il vice del caposcorta.

E si avviano al posto di guardia.

Al posto di guardia si congiungono cinque strade: un’ora prima lì c’erano, insieme, tutte le altre colonne. Se, lungo tutte queste strade si costruissero dei fabbricati, nella futura città la piazza principale cadrebbe proprio dove adesso c’è il posto di guardia e dove fanno la perquisizione. E come adesso vi si scaricano da ogni parte i gruppi di prigionieri, così in questo posto si riunirebbero le colonne dei dimostranti.

I guardiani si stavano già godendo il calduccio al posto di guardia.

Adesso escono, sbarrano la strada.

«Sbottonare i giacconi! Sbottonare le giubbe!» E allargano le braccia, per circondare il corpo del perquisito.

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